Lupi
- 流派:Jazz 爵士
- 语种:英语
- 发行时间:2003-12-05
- 唱片公司:Musica Mancina
- 类型:录音室专辑
- 歌曲
- 时长
简介
In this work Marco Giaccaria had exclusively composed with a single computer using an improvised approach, fractals and some sampling, while Claudio Lodati had improvised with compositional attitudes. Claudio Lodati: electric guitars Marco Giaccaria: computer and recording devices 26 parts - total time: 48:01 All music performed and composed by Claudio Lodati and Marco Giaccaria. Computer's tracks composed and recorded in Grugliasco (TO) between january 2000 and july 2002 by Marco Giaccaria. Guitars' improvisations recorded in Grugliasco (TO), august 2002 by Marco Giaccaria. Mixed by Marco Giaccaria and Claudio Lodati. ALL INFO on the album dedicated page (www.musicamancina/albums/38.html). Lupi was reviewed on "Alias" no.23 (insert of the newspaper Il Manifesto) - 5 June 2004. Interview (ITALIAN interview) with Marco Giaccaria: Articolo tratto da "News Spettacolo" di Torino (5/11 dicembre 2003): "LUPI" DI CLAUDIO LODATI E MARCO GIACCARIA (intervista di Francesca Ferrando) È appena uscito "Lupi" (Musica Mancina, 2003), l'ultimo album di Claudio Lodati e Marco Giaccaria, che prende il titolo da un gioco di parole con l'inglese "loops". Lavoro innovativo e inusuale nel panorama musicale nostrano, sposa l'improvvisazione jazz di Claudio Lodati alle composizioni sperimentali - tutte elaborate al computer - di Marco Giaccaria. Entrambi i musicisti vantano alle spalle un lungo percorso artistico. Claudio Lodati, fondatore insieme a Carlo Actis Dato dell'Art Studio (1974) - gruppo storico del nuovo jazz italiano - è considerato uno dei chitarristi più originali dello scena italiana. Marco Giaccaria, poliedrico musicista torinese, ha ottenuto un ottimo riscontro di critica anche internazionale con il cd "Il mio cappello se ne è andato" (1992), e più recentemente con "Senza fissa dimora" (1998). L'artista spazia stilisticamente dalla musica antica fino a quella contemporanea colta, l'improvvisazione e musiche etniche in stile tradizionale: dalla musica araba all'indiana alla rinascimentale, senza tralasciare l'elettronica e il noise. Lupi è un lavoro di grande originalità, che congiunge atmosfere psichedeliche ad armonie free jazz. Newspettacolo ha intervistato per voi il progettista di questa interessante vicenda musicale: Marco Giaccaria. Come nasce il tuo ultimo lavoro, 'Lupi'? 'Ho lavorato circa un paio d'anni creando, esclusivamente al computer, delle improvvisazioni con tecniche molto particolari. Per esempio, sono riuscito a passare in programmi di videoscrittura delle improvvisazioni musicali che avevo registrato, facendo un lavoro che si può paragonare all'arte concettuale. Ho lavorato esclusivamente su calcolatore: non ho utilizzato nessun suono che non fosse generato sul mio pc. Ho tentato varie strade, ho fatto tutto ciò che un tecnico direbbe di non fare, eppure non ero ancora soddisfatto. Mi sembravano più che altro delle basi. Ho pensato allora di chiamare Claudio Lodati, che vi ha improvvisato sopra con una Fender e poi con una Gibson semiacustica'. Un musicista di riferimento in questa tua ricerca artistica? 'Tanti, ma in generale posso dire che Frank Zappa rappresenta per me un importante punto di riferimento. Musicista a tutto tondo, produttore di se stesso, ha suonato generi musicali molto diversi tra di loro, decostruendoli e poi ricomponendoli a modo suo. Personalmente mi sento molto legato a lui ed alla sua vicenda musicale. In particolare mi riconosco in quella 'conceptual continuity' da lui teorizzata: tutto ciò che un artista crea è collegato. Ci sono dei brani che ho scritto molti anni fa: alcuni di quei temi ritornano anche in lavori recenti, ma completamente stravolti. La ricerca è una sorta di sintesi continua, per questo la gente non si dovrebbe stupire che un musicista si cimenti in generi musicali tanto diversi. lo, per esempio, vengo da una formazione classica. Mi sono diplomato in flauto, ho studiato violino per 5 anni. Sono in grado di comporre musica classica, ma parte integrante del mio percorso musicale sono le musiche etniche di tutto il mondo. Generalmente ogni 4/5 anni 'abbandono' una tradizione per scoprirne un'altra. Nel futuro mi piacerebbe molto avvicinarmi alla musica giapponese: lo shakuhachi è uno dei pochi flauti che non ho mai neppure preso in mano'.